- No comments
Cari genitori, quante volte vi siete sentiti dire che essere genitore è il mestiere più difficile al mondo?
L’arte di essere di genitore spesso ci mette a dura prova, probabilmente perché nessuno ci ha mai insegnato ad esserlo prima di diventarlo, e non servono manuali o linee guida, tutta l’esperienza viene fatta sul campo!
E’ una capacità che s’impara progressivamente, con la pratica e tenendo bene a mente che ogni figlio ha un carattere a sè e ciò che si rivela utile con uno non è detto che possa essere applicato anche agli altri.
Questo concetto vale sia per i ragazzi e gli adolescenti che per bambini piccoli.
Essere genitori significa fare del proprio meglio ogni giorno con empatia e sensibilità cercando di dimostrare al contempo fermezza sui punti cardine dell’educazione
Assicuratevi quindi di avere a portata di mano buone dosi di : Empatia , affetto , autorevolezza e disponibilità.
Fatto questo è importante rispettare alcune regole… Vediamole insieme:
- NON METTETE MAI IN DUBBIO IL LEGAME AFFETTIVO: è controproducente dire “sei cattivo”, o “non sei capace, lascia fare a me!!”: sono queste frasi che mettono in discussione il legame genitore-figlio, facendolo sentire non amato e deludente. La nostra approvazione o disapprovazione può influenzare di molto il modo in cui essi percepiscono se stessi e la loro stima di sé. Sotto accusa deve essere sempre l’azione compiuta, non il bambino stesso.
- CHIAREZZA NELLE REGOLE: Avere una cornice di riferimento precisa permette ai figli di non essere disorientati rispetto alle regole ed a cosa è possibile fare. Se stabilite con chiarezza, e nel caso degli adolescenti, negoziate, creano un clima di fiducia e stabilità.
- STABILIRE UNA GIUSTA “DISTANZA”: ai figli deve essere chiaro il ruolo del genitore e nell’educazione e non devono esserci promiscuità e confidenze eccessive, che a lungo andare creano confusione.
- CAMBIARE IL PROPRIO MODELLO EDUCATIVO: non è sempre facile pensare che il modello educativo proposto dai nostri genitori sia in alcune parti fallace e che quindi sia necessario modificarlo. In alcuni casi lo schema proposto dai propri genitori è quasi un automatismo, da adottare in maniera acritica, senza pensare che esso deve comunque adattarsi al temperamento ed alle necessità di un bambino con caratteristiche di personalità e necessità diverse.
- NO AL TIME OUT: In ambito educativo è una tecnica di modificazione del comportamento infantile che prevede di fermare il bambino o il ragazzo che presenta una condotta inadeguata, privarlo di ogni rinforzo positivo e isolarlo in un luogo apposito, spesso un’altra stanza ma anche una sedia, per il tempo sufficiente a far cessare l’attività intollerabile. Si tratta però di una procedura costrittiva che, come oggi molti psicologi e pedagogisti hanno appurato, presenta numerose controindicazioni ed effetti collaterali e può alterare in modo significativo il rapporto di fiducia tra genitore e bambino. Molti bambini non reagiscono bene all’essere isolati o allontanati dal gruppo e dai giochi: imparano ma non ciò che è utile alla loro crescita e vivono quei minuti come una disconferma di sé, un’umiliazione che aumenta la rabbia e l’aggressività e spesso mina alla base il rapporto con l’adulto
- USARE IL NO NEL GIUSTO MODO: Il “no” deve mirare a costruire l’autostima del bambino e non a distruggerla. Bisogna quindi fare molta attenzione a come si pone il divieto, che deve essere focalizzato sull’azione o sull’oggetto in questione e non sulla persona. I “no” non devono essere eccessivi: meglio fissare pochi obiettivi, semplici e raggiungibili, e impegnarsi a fondo affinché vengano rispettati. I bambini non vanno ingabbiati con troppe regole, devono essere lasciati liberi all’interno di confini prestabiliti, in modo da sviluppare autonomia e capacità di giudizio. Inoltre i bambini diventano più motivati nel rispettare le regole, se ne capiscono il significato. Bisogna quindi argomentare sempre: se il no è accompagnato da una spiegazione acquisterà un valore diverso
- PUNIZIONI COSTRUTTIVE E NON DISTRUTTIVE: Attenzione a punizioni e castighi: La strada maestra è quella del rispetto reciproco e del dialogo: mai alzare le mani, pe run genitore significa perdere di rispetto ed essere già perdente. Anche i castighi, devono essere dosati in base al bambino e alla sua età. Il bambino deve sapere che il suo comportamento, se sbagliato, avrà delle conseguenze…Ma meglio aggiungere un compito anziché togliere al bambino qualcosa. Preferire sempre il “castigo educativo”, a quello punitivo, che mortifica il bambino e lo irrita ulteriormente.
Infine, un “consiglio “per tutte le stagioni” è quello di mantenere un atteggiamento accogliente e pronto all’ascolto: esso aiuta a prevenire eventuali disagi e a ridimensionare problemi che sembrano insormontabili. Laddove questo dialogo fosse difficile, ed il malessere è in continua evoluzione è opportuno chiedere aiuto, e trovare nuovi strumenti per fronteggiare il disagio.